Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5 km)

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lemond
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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Bitossi ha scritto:SUPEROT: Carlo, tu confondi grafia ed alfabeto... sono due cose diverse! ;)
(Lo sai che hai scritto "Kiryienka fuori tempo massimo", vero? :D )
Scusa, qui si parlava con quale grafia si dovesse rendere il suono *c duro*, e per me nella nostra lingua c'è un solo modo. Se tu sostieni che ce n'è un altro ... dimmelo e io m''inchino.
Poi, sì, sapevo di Kirienka, tu invece no? :crazy:
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BenoixRoberti

Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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lemond ha scritto:si dovesse rendere il suono *c duro*, e per me nella nostra lingua c'è un solo modo.
Berlusconiano :diavoletto:
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lemond
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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BenoixRoberti ha scritto:
lemond ha scritto:si dovesse rendere il suono *c duro*, e per me nella nostra lingua c'è un solo modo.
Berlusconiano :diavoletto:
Tutto il contrario, ma ... :D :D :D
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Tranchée d'Arenberg
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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lemond ha scritto:
Bitossi ha scritto:SUPEROT: Carlo, tu confondi grafia ed alfabeto... sono due cose diverse! ;)
(Lo sai che hai scritto "Kiryienka fuori tempo massimo", vero? :D )
Scusa, qui si parlava con quale grafia si dovesse rendere il suono *c duro*, e per me nella nostra lingua c'è un solo modo. Se tu sostieni che ce n'è un altro ... dimmelo e io m''inchino.
Poi, sì, sapevo di Kirienka, tu invece no? :crazy:
Kiryienka, non Kirienka :P :bll:
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Bitossi
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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lemond ha scritto:
Bitossi ha scritto:SUPEROT: Carlo, tu confondi grafia ed alfabeto... sono due cose diverse! ;)
(Lo sai che hai scritto "Kiryienka fuori tempo massimo", vero? :D )
Scusa, qui si parlava con quale grafia si dovesse rendere il suono *c duro*, e per me nella nostra lingua c'è un solo modo. Se tu sostieni che ce n'è un altro ... dimmelo e io m''inchino.
Poi, sì, sapevo di Kirienka, tu invece no? :crazy:
Dai, mandiamo il thread definitivamente in vacca, tanto è scaduto... :D
Allora, guarda caso già in italiano la 'c' dura è resa in due modi: 'c' davanti ad a-o-u ed alle consonanti, 'ch' davanti a i-e. Anzi, a ben vedere anche la 'q', dal punto di vista fonetico, non ha nessuna differenza di pronuncia rispetto al suono della 'c' occlusiva.
E poi l'alfabeto di 21 lettere è una grande cacata che risale alla Crusca o giù di lì. Infatti nell'italiano volgare la k c'era eccome. Personalmente, già da bambino trovavo idiota che l'alfabeto che ci insegnavano alle elementari non contenesse delle lettere di cui sono pieni nomi e toponimi italianissimi: Craxi, Bixio, Kalsa, Val Veny, Troja, ecc.ecc. ecc.
Lo stesso problema lo avevano i francesi con la W, tant'è che Braille dimenticò di inserirla nel suo sistema di alfabeto per ciechi.
La verità è che le lingue europee-occidentali usano 26 caratteri, con l'eventuale aggiunta di una moltitudine di segni diacritici.
La differenza con il cirillico o con i segni greci o di lingue extraeuropee, sta nel fatto che io, italiano o europeo occidentale, se vedo scritto 'Eyjafjallajökull' (ci ricordiamo il vulcano islandese? :D ), riesco immediatamente a decifrare tutti i caratteri, con più o meno dubbi sull'effettiva pronuncia.
Diverso è se mi capita di leggere 'бэрлусчони'... :diavoletto: (o conosco quel sistema di caratteri, o nisba...)
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Slegar
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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Ho sentito recentemente un'intervista di un membro dell'Accademia della Crusca in cui affermava che nella lingua italiana l'uso della lettera 'k' al posto della 'c' dura sarà inevitabile, mentre il problema si porrà con la 'g' dura in quanto non esiste negli alfabeti di derivazione latina un carattere equivalente.

PS1: бэрлусчони l'ho letto senza passare per Google Translator, anche si mi sembra scritto in ucraino e non in russo e poi si scrive Бeрлусчони, perché anche da quelle parti il cognome viene scritto con l'iniziale maiuscola.

PS2: prima di mandare in vacca il topic sto cercando di rispondere ad un post di AntiGazza.
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lemond
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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Bitossi ha scritto:Allora, guarda caso già in italiano la 'c' dura è resa in due modi: 'c' davanti ad a-o-u ed alle consonanti, 'ch' davanti a i-e. Anzi, a ben vedere anche la 'q', dal punto di vista fonetico, non ha nessuna differenza di pronuncia rispetto al suono della 'c' occlusiva.
E poi l'alfabeto di 21 lettere è una grande cacata che risale alla Crusca o giù di lì. Infatti nell'italiano volgare la k c'era eccome.
Quindi, nell'italiano moderno (lo so che in passato esisteva), confermi che non si può rendere cotal suono con la *k*. :cincin:
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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Slegar ha scritto: Semplificando: per tirare il lungo rapporto bisogna essere potenti, per andare agili resistenti. Domanda: dall'avvento del "frullatore" Armstrong quanto si privilegia nelle categorie giovanili (juniores?) l'agilità rispetto alla potenza? Non è banale la questione perché ampi margini di miglioramento dell'esplosività muscolare e della potenza in generale si hanno nell'età dello sviluppo e fin poco dopo i vent'anni....
.
la diatriba su quale rapporto sia più vantaggioso in salita per me è e rimane un mistero.
Sulla carta, ovviamente, a parità di forza, dovrebbero equivalersi, nel senso che ciclisti di egual valore all'allungarsi del rapporto semplicemente dovrebbero aumentare il numero delle pedalate e la velocità risultante rimanere uguale. Dovrebbe semplicemente dipendere dalle caratteristiche muscolari di ciascuno quale frequenza di pedalata adottare in salita. Cosa che fino ad un certo punto è sicuramente vera.
Lo scalatore puro, ovvero quello che ama i frequenti cambi di pendenza e le pendenze dure, dovrebbe avere caratteristiche muscolari che gli dovrebbero far privilegiare l'agilità o comunque sopportare molto meglio di altri, e quindi farci la differenza, i cambi di ritmo di pedalata.
Ora però, da anni si vedono fior di cronoman e passisti da grandi velocità in pianura, girare rapporti agilissimi (uno su tutti Wiggins).
Una cosa che ho sempre notato, viceversa, è che, in barba all'equazione dell'inversa proporzionalità tra sviluppo del rapporto e frequenza di pedalata, in ogni caso, con condizioni di forma presso a poco identiche il tempo migliore alla lunga lo fai sempre con il dente in più piuttosto che con quello in meno, anche se in genere con sensazioni peggiori.
Un'altra cosa verissima però è che il rapporto lungo penalizza chi è in possesso di buone doti di fondo. Nel senso che tende ad esaurire prima e quindi a "normalizzare" le qualità di resistenza specie facendo varie salite una dopo l'altra. Viceversa, il rapporto agile queste doti di fondo sulle salite ripetute le esalta, chi è più fondista, tenendo un certo numero alto di pedalata, sulle "seconde" salite, si trova ancor più avvantaggiato nel suo recupero e resa.
E' ovvio che lo scalatore, quando attacca, deve indurire sensibilmente, anche perchè sul breve girare troppo velocemente i pedali per cambiare le velocità di netto gli costerebbe troppo in fatto di repentino aumento delle pulsazioni. Quindi è ovvio che di per se, per "fare la differenza" occorre il rapporto lungo.
Tuttavia il VERO problema della diatriba sulla vantaggiosità o meno dell'agilità è sulla azione lunga, ovvero su quale frequenza sia più conveniente DOPO lo scatto, o comunque sulla salita di 20-30-50 minuti fatta al massimo delle proprie capacità.

Ora, non c'è dubbio che nel ciclismo di oggi, gli scalatori più puri, esempio lampante Quintana, tendono invece ad andare con rapporto lungo anche sul ritmo, e i passisti invece li si vede quasi sempre sempre mulinare agilissimi. E' dunque solo questione di "scuola"?
PS: sulla questione dei Watt per chilo, non guarderei questo valore in assoluto per decidere della "disumanità" di una prestazione, quanto piuttosto quello del wattaggio complessivo. Oltre una certa non rara pendenza (a mio parere intorno al 9-10%) il peso in assoluto, anche se di solo muscolo, in una certa misura comincia a penalizzare in ogni caso. Per questo motivo il calcolo dei watt per chilo sarà anche utilissimo per stabilire il grado di forma e la prestatività di un atleta, ma tuttavia è il wattaggio complessivo necessario a fare una certa prestazione, influenzato dal peso dell'atleta, a costituire una certa discriminante riguardo alla "stranezza "di certe prestazioni. (per fare un esempio: un corridore di 80 chili per fare lo stesso tempo di Froome avrebbe avuto bisogno di -vado a spanne - oltre 500 watt medi o giù di lì. Fosse anche un culturistadalle gambe mostruose, tutto massa magra, la cosa non tornerebbe...perchè il peso, in ogni caso, in assoluto, su salite non facili penalizza). Per non contare il fatto che un atleta muscolarmente minuto può anche "trovare" tanti watt, anche sproporzionati rispetto al suo fisico: l'allenamento, specie quello "lungo", assottiglia i muscoli stessi senza "sgonfiarne" la potenza (e qui si griderebbe allo scandalo guardando al rapporto peso/potenza). Viceversa, difficilmente anche con massa muscolari imponenti si dovrebbero riuscire umanamente a superare certi wattaggi.
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Slegar
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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Provo a rispondere ad Herbie e magari ad AntiGazza senza inserire dei quote.

Premessa partendo dalla fine. Il valore espresso in W/kg non lo prendo nemmeno in considerazione, perché lo ritengo un numero messo li a caso giusto per fare un po' gli sboroni e voler dimostrare che si è "maestri" nella materia, invece chi pensa di usarlo scientificamente merita la patente d'ignoranza al cubo.

Per prima cosa andrebbe scritto W/kgp in quanto si mischiano un'unità di misura del sistema internazionale (W espresso in kg m2 s-3) ed il kilogrammo peso (kgp) che è un'unità di misura di uso comune ma espresso nel sistema internazionale è il prodotto di una massa (kg) per un'accelerazione (m s-2) e si esprime in Newton (N) per cui correttamente bisognerebbe esprimerlo in W/N (se lo esprimiamo in W/daN abbiamo circa lo stesso valore visto che 1 kgp = 9,71 N ~ 10 N). Se noi andiamo a semplificare i fattori del rapporto W/N risulta un m/s che è la misura di una velocità. Per cui quando qualcuno scrive che il ciclista tal dei tali su quella determinata salita ha espresso un valore di 6,2 W/kg si dice che ha espresso 6,2 m/s equivalente quindi a 22,32 km/h. Che vuol dire?

In secondo luogo, anche se si vorrebbe dare una valenza scientifica al valore dei W/kg, è concettualmente sbagliato associare la potenza muscolare espressa ad una unità riconducibile ad volume com'è il peso in quanto la stessa deve essere riferita alla sezione del muscolo stesso. La questione non è di poco conto in quanto se, ad esempio, aumento di 1 cm il perimetro del quadricipite femorale (facilmente misurabile con il classico metro da sarto) la sezione muscolare aumenta con il quadrato della distanza, mentre il volume (peso) aumenta con il cubo della stessa. Correttamente bisognerebbe esprimere il valore specifico come n (W/m2) (potenza riferita alla sezione muscalore) e quello complessivo come n(C-1) (W/m) (integrazione della potenza specifica). Voglio vedere il dottor Mito districarsi con questi valori.

Tutta questa "pappardella", oltre che per mettere in mostra il fatto che la mia classe era al 4° piano (scuole alte), è che a mio avviso per molti dei preparatori del ciclismo l'effetto è stato trasformato in causa. Detto questo provo a cercare di esprimermi bene perché i frullini sono diventati castranti per il ciclismo.

A monte c'è tutta l'impostazione della frequenza cardiaca di lavoro durante l'esecuzione dello sforzo fisico ed il fatto che nel ciclismo chi deve puntare alla classifica nei grandi giri non debba mai superare il valore della frequenza cardiaca di soglia. Questo a mio avviso è un errore clamoroso e personaggi come il dottor Mito hanno contribuito a depauperare questo sport. Ferrari fino al 1983 operava all'interno della FISI e la teoria degli allenamenti di quel tempo era di puntare tutto o quasi su allenamenti con lavori sotto soglia e sempre più lunghi; allenamenti che però erano effettuati su atleti che da giovani avevano svolto sicuramente parecchi "lavori veloci" (attività fisica sopra soglia) per cui, dopo che Ferrari se ne andò per passare armi e bagagli al ciclismo, circa nel 1988 in Italia ci si accorse che puntare esclusivamente la prestazione sull'endurance era deleterio per la prestazione agonistica nel suo complesso.

Il lavorare costantemente sotto soglia fa però nascere un problema nell'atleta, soprattutto se queste metodologie di allenamento vengono applicate fin da giovani: diminuisce la capacità di recupero (leggi smaltimento dell'acido lattico) durante l'attività agonistica. Si può stare sicuri che Quintana ed i colombiani in genere (ma scommetto anche Kwiatowski e Sagan) fino a 18 anni hanno visto pochi cardiofrequenzimetri ed SRM, così come Pantani, Rebellin, Simoni e lo stesso Armstrong, abituando così il fisico a lavorare alle frequenze cardiache più alte possibile.

Se un atleta fin da giovane è stato impostato a non superare mai determinati valori di frequenza cardiaca il "frullino" è l'ideale per svolgere il proprio compitino, però resti la e se ti serve quel qualcosa in più diventa problematico. Tirare un rapporto più lungo (e magari farlo "frullare") obbliga il fisico a lavorare ad una frequenza cardiaca più alta, però se un'atleta fin da giovane è allenato a lavorare alle frequenze cardiache alte sarà più facile recuperare lo sforzo durante l'atto agonistico.

Prendiamo come esempio una salita percorsa in 30' ad una media di 20 km/h e che questa sia la velocità di soglia per due determinati ciclisti. Non è la stessa cosa scalarla a 20 km/h per 30' e percorrerla, alternativamente, per un minuto a 18,5 km/h e per un altro minuto a 21,5 km/h. L'atleta abituato a lavorare ad altre frequenze in quel minuto a bassa velocità recupera parecchio dello sforzo sostenuto, quello che è cresciuto a pane e cardiofrequenzimetro sicuramente di meno e smaltirà meno acido lattico. Accellerata dopo accellerata il secondo atleta andrà in difficoltà, finché il fisico gli presenterà il conto.

Tutto questo per dire che non è il "frullino" ad essere deleterio al ciclismo, è il non saper fare altro da parte di molti atleti.

PS: il ciclismo è l'attività sportiva di endurance dove è più facile recuperare durante lo sforzo. La frequenza cardiaca è sempre più bassa ad esempio della corsa (lavorano meno muscoli), si hanno momenti morti (leggi discese) particolarmente lunghi dove poter recuperare non si ha, al netto di cadute, nessun impatto con il suolo che affatichi e danneggi la muscolatura e le giunzioni.

EDIT: i lavori a frequenza cardiaca alta, necessari per "tirare" i lunghi rapporti, sono fondamentali per "costruire" un atleta fino ai vent'anni. Dopo i trenta non servono più a niente. Non per questo si devono far tirare i rapportoni ai ragazzini.
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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Slegar ha scritto:Provo a rispondere ad Herbie e magari ad AntiGazza senza inserire dei quote.

Premessa partendo dalla fine. Il valore espresso in W/kg non lo prendo nemmeno in considerazione, perché lo ritengo un numero messo li a caso giusto per fare un po' gli sboroni e voler dimostrare che si è "maestri" nella materia, invece chi pensa di usarlo scientificamente merita la patente d'ignoranza al cubo.
Per prima cosa andrebbe scritto W/kgp in quanto si mischiano un'unità di misura del sistema internazionale (W espresso in kg m2 s-3) ed il kilogrammo peso (kgp) che è un'unità di misura di uso comune ma espresso nel sistema internazionale è il prodotto di una massa (kg) per un'accelerazione (m s-2) e si esprime in Newton (N) per cui correttamente bisognerebbe esprimerlo in W/N (se lo esprimiamo in W/daN abbiamo circa lo stesso valore visto che 1 kgp = 9,71 N ~ 10 N). Se noi andiamo a semplificare i fattori del rapporto W/N risulta un m/s che è la misura di una velocità. Per cui quando qualcuno scrive che il ciclista tal dei tali su quella determinata salita ha espresso un valore di 6,2 W/kg si dice che ha espresso 6,2 m/s equivalente quindi a 22,32 km/h. Che vuol dire?
Direi palese ....essendo P=FxV se lo dividiamo per una F otteniamo una misura di V .
Il che mi pare palese , la velocità è il parametro che da la prestazione , ed essendo funzione del tempo e dello spazio con spazio costante per tutti , la misura significativa è il tempo di scalata .
Il problema è confrontare scalate differenti , al che la VAM potrebbe dare la valutazione più globale. MA stiamo uscendo dal seminato .
In secondo luogo, anche se si vorrebbe dare una valenza scientifica al valore dei W/kg, è concettualmente sbagliato associare la potenza muscolare espressa ad una unità riconducibile ad volume com'è il peso in quanto la stessa deve essere riferita alla sezione del muscolo stesso. La questione non è di poco conto in quanto se, ad esempio, aumento di 1 cm il perimetro del quadricipite femorale (facilmente misurabile con il classico metro da sarto) la sezione muscolare aumenta con il quadrato della distanza, mentre il volume (peso) aumenta con il cubo della stessa. Correttamente bisognerebbe esprimere il valore specifico come n (W/m2) (potenza riferita alla sezione muscalore) e quello complessivo come n(C-1) (W/m) (integrazione della potenza specifica). Voglio vedere il dottor Mito districarsi con questi valori.
Mi sfugge il valore però di questa misurazione ,se non quella di comprensione della composizione muscolare .Diciamo che è una misurazione ottima in fase di test /analisi dell'atleta per studiarne la tipologia di allenamento , non in fase di test .
Tutta questa "pappardella", oltre che per mettere in mostra il fatto che la mia classe era al 4° piano (scuole alte), è che a mio avviso per molti dei preparatori del ciclismo l'effetto è stato trasformato in causa. Detto questo provo a cercare di esprimermi bene perché i frullini sono diventati castranti per il ciclismo.


A monte c'è tutta l'impostazione della frequenza cardiaca di lavoro durante l'esecuzione dello sforzo fisico ed il fatto che nel ciclismo chi deve puntare alla classifica nei grandi giri non debba mai superare il valore della frequenza cardiaca di soglia. Questo a mio avviso è un errore clamoroso e personaggi come il dottor Mito hanno contribuito a depauperare questo sport. Ferrari fino al 1983 operava all'interno della FISI e la teoria degli allenamenti di quel tempo era di puntare tutto o quasi su allenamenti con lavori sotto soglia e sempre più lunghi; allenamenti che però erano effettuati su atleti che da giovani avevano svolto sicuramente parecchi "lavori veloci" (attività fisica sopra soglia) per cui, dopo che Ferrari se ne andò per passare armi e bagagli al ciclismo, circa nel 1988 in Italia ci si accorse che puntare esclusivamente la prestazione sull'endurance era deleterio per la prestazione agonistica nel suo complesso.
Be penso che però Ferrari e compagnia cantante sappiano benissimo che la soglia anaerobica si lavora con determinate metodiche tra cui i lavori ripetuti sopra soglia .
Il che differisce dalla condotta di gara che uno deve tenere , cercando di stare più tempo possibile sotto soglia.
Perchè l'acido lattico e il suo smaltimento sono una brutta bestia per tutti ,sport di endurance poi non ne parliamo.

Il lavorare costantemente sotto soglia fa però nascere un problema nell'atleta, soprattutto se queste metodologie di allenamento vengono applicate fin da giovani: diminuisce la capacità di recupero (leggi smaltimento dell'acido lattico) durante l'attività agonistica. Si può stare sicuri che Quintana ed i colombiani in genere (ma scommetto anche Kwiatowski e Sagan) fino a 18 anni hanno visto pochi cardiofrequenzimetri ed SRM, così come Pantani, Rebellin, Simoni e lo stesso Armstrong, abituando così il fisico a lavorare alle frequenze cardiache più alte possibile.

Se un atleta fin da giovane è stato impostato a non superare mai determinati valori di frequenza cardiaca il "frullino" è l'ideale per svolgere il proprio compitino, però resti la e se ti serve quel qualcosa in più diventa problematico. Tirare un rapporto più lungo (e magari farlo "frullare") obbliga il fisico a lavorare ad una frequenza cardiaca più alta, però se un'atleta fin da giovane è allenato a lavorare alle frequenze cardiache alte sarà più facile recuperare lo sforzo durante l'atto agonistico.
Io adesso ripeto , non posso pensare che un medico sportivo della fama di Ferrari non sappia le cose che stai dicendo tu , che sono bene o male la base dei meccanismi energetici umani .
Poi il cardio frequenzimetro è uno strumento di misura ,ma è un mezzo .E come tale può anche essere molto allenante.Anzi , davvero molto ben allenante se usato correttamente.Non è che se un ragazzo di 15 anni passa la San allora il cardiofrequenzimetro lo fa esplodere .
Perchè gli stimoli allenanti corretti sono misurati scientificamente.
Faresti tu correre ad un ragazzo i 100 m senza cronometro e bindella ?
E ripeto che son certo che se queste cose le sappiamo noi , figurati se non le sanno preparatori di fama mondiale.

P.S. non so come sia messo a livello ciclistico , ma Sagan arriva da un paese che in altri sport ha una cultura scientifica di livello assoluto .Che abbian visto pochi mezzi di misura ci credo poco .Molto più probabile che abbian saputi usarli bene.
Prendiamo come esempio una salita percorsa in 30' ad una media di 20 km/h e che questa sia la velocità di soglia per due determinati ciclisti. Non è la stessa cosa scalarla a 20 km/h per 30' e percorrerla, alternativamente, per un minuto a 18,5 km/h e per un altro minuto a 21,5 km/h. L'atleta abituato a lavorare ad altre frequenze in quel minuto a bassa velocità recupera parecchio dello sforzo sostenuto, quello che è cresciuto a pane e cardiofrequenzimetro sicuramente di meno e smaltirà meno acido lattico. Accellerata dopo accellerata il secondo atleta andrà in difficoltà, finché il fisico gli presenterà il conto.
LA teoria comunque dice che il recupero da acido lattico è migliore in chi ha una San più alta ,che alcuni ritengono sia fondamentale lavorare con varie metodologie che però non escludono sostanzialmente il fondo.
Tutto questo per dire che non è il "frullino" ad essere deleterio al ciclismo, è il non saper fare altro da parte di molti atleti.

PS: il ciclismo è l'attività sportiva di endurance dove è più facile recuperare durante lo sforzo. La frequenza cardiaca è sempre più bassa ad esempio della corsa (lavorano meno muscoli), si hanno momenti morti (leggi discese) particolarmente lunghi dove poter recuperare non si ha, al netto di cadute, nessun impatto con il suolo che affatichi e danneggi la muscolatura e le giunzioni.

EDIT: i lavori a frequenza cardiaca alta, necessari per "tirare" i lunghi rapporti, sono fondamentali per "costruire" un atleta fino ai vent'anni. Dopo i trenta non servono più a niente. Non per questo si devono far tirare i rapportoni ai ragazzini.
Esatto non è il frullino il problema.
Che poi io a livello prestazionale non vedo problemi nel ciclismo.
D'altronde vedere che nonostante la presunta penuria di talenti , in 30 e passa corridori fanno i 35 di media in una tappa pirenaica , è indice che si è mediamente riuscito ad alzare il livello dei non dotati geneticamente, che è poi il massimo che un preparatore può ottenere (il vero valore di un preparatore per me si vede da come fa correre un ronzino, non da come fa volare un purosangue) .

Per me il problema del ciclismo è un problema di regolamento stantio , l'ho già detto da altre parti.
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matteo.conz
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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Io non ci capisco molto ma i watt esprimono un certo lavoro svolto in un certo tempo:

Immagine

J=lavoro in joule
N=forza in newton
m/s^2=accelerazione,in questo caso la gravità
newton x metro= unità di misura del momento meccanico appunto (chissà se l'inglese va forte perchè usa il piede per libbra :D )

A parità di lavoro cioè salire una tal salita in un tal tempo, la variabile è il peso che si sposta infatti un corridore di 70kg esprime molta più potenza di uno di 60kg per fare una certa vam quindi come la esprimi questa differenza di potenza e come puoi "uniformare" le prestazioni di atleti diversi? usano i w/kg e il VO2max. Non sono misure "perfette",semplificano ma credo che se i preparatori le usano per misurare prestazioni e miglioramenti, devono essere una buona approssimazione della realtà,altrimenti su che si basano,su misure sbagliate? non aggiungo altro perchè non ho competenze in merito ma mi sembra che il discorso fili abbastanza.
Mondiale 2019: 1 matteo.conz 53 :champion:
Svalorizzando gli altri non ti rendi superiore.
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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AntiGazza ha scritto: Esatto non è il frullino il problema.

Per me il problema del ciclismo è un problema di regolamento stantio , l'ho già detto da altre parti.
anche io, nella sostanza, la penso allo stesso modo.
Il problema qui però era cercare di capire bene la questione se queste alte frequenze di pedalata, in salita, siano efficaci oppure no. Per quello che riguarda la mia personale esperienza, di cui parlavo sopra, la cosa resta molto difficile da decidere.
L'altra questione riguardava l'efficacia del calcolo dei watt per chilo al fine di individuare la "prestazione sovrumana" come molti fanno, per altro spesso contemporaneamente diffidando della VAM. Parametro assai variabile rispetto alle pendenze, ma, quando si conosce la tipologia di salita e su quella si tara la propra riflessione, tutto sommato a mio parere dotato di buona indicatività.
Rispetto ai vostri interventi, discuterei su due cose.
Riguardo la questione del calcolo dei watt per chilo come "spia" di prestazioni fuori dal normale, a mio parere la cosa non funziona, o comunque regala un discreto "bonus" di credibilità ai corridori più pesanti. Questo perchè ritengo che non ci sia una proporzionalità diretta tra aumento della massa magra e aumento della potenza espressa in salite che superino una certa pendenza, proporzionalità diretta su cui evidentemente si basano le formule di cui sopra. Il corridore con muscolatura più importante esprime più potenza anche in salita, ma potenza che non aumenta in maniera DIRETTAMENTE proporzionale al peso. Per vari fattori, non ultimo il fatto che oltre una certa pendenza il peso, in assoluto, anche di puro "motore", comincia ad essere maggiormente penalizzante in rapporto all'aumento di potenza espressa. Per cui è facile,in corridori leggeri ma ottimamente adattati alla salita, trovare giornate di ottima potenza, che, messa in relazione al peso, dà facilmente valori molto alti di W/kg. Tanto più che oltre una certa soglia di potenza, in salita, anche un corridore potentissimo non può andare.
Tanto vale allora andare a guardare i valori semplicemente del wattaggio medio espresso, senza mettere in relazione al peso.
In sintesi, a mio parere il rapporto w/kg ovviamente rimane utilissimo per misurare la prestatività dell'atleta in salita, molto meno per andare a cercare la prestazione "strana", per la qual cosa sarebbe forse meglio fare delle ragionevoli considerazioni rispetto alla semplice potenza espressa dall'atelta messa in relazione alle sue caratteristiche.

@Slegar: non concordo sul fatto che il preparatore di oggi insista troppo poco sui lavori ad alta intensità. Basta parlare con qualche preparatore di ciclismo per capire che praticamente tutti considerano il fondo pressochè inutile salvo la primissima parte della preparazione. Infatti i corridori oggi uscite molto lunghe e con molto dislivello praticamente non ne fanno più. In misura comunque nettamente inferiore rispetto al tipo di preparazione anche solo di 20 anni fa. Il fatto è che, al di là della efficacia dei lavori ad alta intensità in età giovanile che mettevi in evidenza tu, l'abitudine agli alti chilometraggi e dislivelli porta benefici difficilmente calcolabili, ma evidentissimi non appena se ne faccia la prova....con ricadute importanti sull'approccio alla grandi corse a tappe, e su un attegiamento d'attacco, in queste corse...i lunghi chilometraggi non tolgono potenza, anzi. Il famigerato "autocannibalismo" muscolare non mi pare abbia mai accorciato le stagioni dei corridori di un tempo o tolto loro potenza. Ovviamente, quando fai 250 chilometri e 5000 metri di dislivello in allenamento, devi mangiare come una persona normale se vuoi star bene, non come un uccelino....si restituirebbe ai corridori anche qualche piacere in più a tavola e, secondo me, una buona dose di divertimento (anche gastronomico) in più. Chi torna dal Giro o dal Tour senza problemi di salute, per qualche tempo, va più forte, anche se le senzazioni non sono buone per via della stanchezza o del rifiuto della fatica...
Huck Finn
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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Secondo me alla fin fine il rapporto potenza/peso va inteso niente più che come un numero puro, semplificazione estrema (usata anche in altri campi) per raffrontare la potenza media espressa da un ciclista in una salita e il suo peso corporeo.
Si tratta certamente di un concetto semplificato, in primis perchè la potenza media non è un dato sempre facilmente rilevabile; secondariamente, non tiene conto della composizione corporea, fattore che ha dato origine a quella che è una delle storture del ciclismo moderno: la ricerca della magrezza a livelli eccessivi.
Chiaramente più si ragiona a spanne e più gli aspetti negativi prendono piede: 'Caxxo, il tipo pesa 70 kg, se ne pesasse 65 sai che temponi farebbe!'. Il discorso è vero come linea di tendenza, ma non tiene conto di tanti fattori. Innanzitutto è da dimostrare che in atleti già in peso forma perdere chili non significhi anche stravolgere le caratteristiche della muscolatura, e perdere di efficacia (magari da questo lato possono aiutare alcuni ritrovati della farmacologia moderna). Per cui io drizzo i capelli quando sento che se Sagan perdesse qualche chilo diventerebbe competitivo nei G.G.: occhio, perchè si rischia di perdere capra e cavoli. Secondariamente, mantenere un peso tanto basso comporta un grosso sacrificio, che anche psicologicamente prima o poi si paga (in un'intervista al Giro, Nibali escludeva la partecipazione al Tour anche perchè gli sarebbe stato difficile tenere quel peso da stecchino per tanto tempo, e io gli credo). Inoltre a essere così magri si abbassano le difese immunitarie, con conseguenze che sono ben evidenti quando il tempo in gara non è clemente

Per quello che riguarda la frequenza di pedalata, secondo me la differenza fondamentale è che col rapportino è privilegiata la rapidità più che l’intensità della contrazione, con la necessità quindi di reclutare un numero minore di fibre e la possibilità di 'salvare la gamba', come si dice in gergo. In linea di massima poi i vasi sanguigni dovrebbero essere meno strozzati, per cui anche l'ossigenazione dovrebbe risentirne positivamente.
Cmq non si tratta di un discorso assoluto: ogni atleta ha caratteristiche peculiari, e riconoscerle e rispettarle dovrebbe essere il compito di ogni buon allenatore; oppure arriverà il giorno in cui si andrà avanti a biopsie muscolari per valutare caratteristiche e progressi degli atleti e stabilirne i programmi di allenamento
l'Orso
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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Huck Finn ha scritto: ...
Chiaramente più si ragiona a spanne e più gli aspetti negativi prendono piede: 'Caxxo, il tipo pesa 70 kg, se ne pesasse 65 sai che temponi farebbe!'. Il discorso è vero come linea di tendenza, ma non tiene conto di tanti fattori. Innanzitutto è da dimostrare che in atleti già in peso forma perdere chili non significhi anche stravolgere le caratteristiche della muscolatura...
Pare che da un paio d'anni questo rischio non ci sia...
Sul "mulinare", certo che è utile, però per pedalare a certe frequenze in salita serve molto (troppo?) ossigeno...

Ad ogni modo, complimenti a tutti per i bei post, TD molto interessante (sicuramente di più del finale della tappa del TD ... non che ci volesse molto :) )
:clap: :clap: :clap: :clap:
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Re: Tour 2013 - 9a tappa: St. Girons-B.res-de-Bigorre (168.5

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Huck Finn ha scritto:Secondo me alla fin fine il rapporto potenza/peso va inteso niente più che come un numero puro, semplificazione estrema (usata anche in altri campi) per raffrontare la potenza media espressa da un ciclista in una salita e il suo peso corporeo.
Si tratta certamente di un concetto semplificato, in primis perchè la potenza media non è un dato sempre facilmente rilevabile; secondariamente, non tiene conto della composizione corporea, fattore che ha dato origine a quella che è una delle storture del ciclismo moderno: la ricerca della magrezza a livelli eccessivi.
Chiaramente più si ragiona a spanne e più gli aspetti negativi prendono piede: 'Caxxo, il tipo pesa 70 kg, se ne pesasse 65 sai che temponi farebbe!'. Il discorso è vero come linea di tendenza, ma non tiene conto di tanti fattori. Innanzitutto è da dimostrare che in atleti già in peso forma perdere chili non significhi anche stravolgere le caratteristiche della muscolatura, e perdere di efficacia (magari da questo lato possono aiutare alcuni ritrovati della farmacologia moderna). Per cui io drizzo i capelli quando sento che se Sagan perdesse qualche chilo diventerebbe competitivo nei G.G.: occhio, perchè si rischia di perdere capra e cavoli. Secondariamente, mantenere un peso tanto basso comporta un grosso sacrificio, che anche psicologicamente prima o poi si paga (in un'intervista al Giro, Nibali escludeva la partecipazione al Tour anche perchè gli sarebbe stato difficile tenere quel peso da stecchino per tanto tempo, e io gli credo). Inoltre a essere così magri si abbassano le difese immunitarie, con conseguenze che sono ben evidenti quando il tempo in gara non è clemente

Per quello che riguarda la frequenza di pedalata, secondo me la differenza fondamentale è che col rapportino è privilegiata la rapidità più che l’intensità della contrazione, con la necessità quindi di reclutare un numero minore di fibre e la possibilità di 'salvare la gamba', come si dice in gergo. In linea di massima poi i vasi sanguigni dovrebbero essere meno strozzati, per cui anche l'ossigenazione dovrebbe risentirne positivamente.
Cmq non si tratta di un discorso assoluto: ogni atleta ha caratteristiche peculiari, e riconoscerle e rispettarle dovrebbe essere il compito di ogni buon allenatore; oppure arriverà il giorno in cui si andrà avanti a biopsie muscolari per valutare caratteristiche e progressi degli atleti e stabilirne i programmi di allenamento
LA parte in grassetto mi pare la più sensata .

P.S. non che le altre parti scritte da tutti non abbiano senso , sia chiaro .Però diciamo che Huck Finn ha tirato fuori un ottima conclusione al dibattito che direi è condivisibile.
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