Slegar ha scritto:
Semplificando: per tirare il lungo rapporto bisogna essere potenti, per andare agili resistenti. Domanda: dall'avvento del "frullatore" Armstrong quanto si privilegia nelle categorie giovanili (juniores?) l'agilità rispetto alla potenza? Non è banale la questione perché ampi margini di miglioramento dell'esplosività muscolare e della potenza in generale si hanno nell'età dello sviluppo e fin poco dopo i vent'anni....
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la diatriba su quale rapporto sia più vantaggioso in salita per me è e rimane un mistero.
Sulla carta, ovviamente, a parità di forza, dovrebbero equivalersi, nel senso che ciclisti di egual valore all'allungarsi del rapporto semplicemente dovrebbero aumentare il numero delle pedalate e la velocità risultante rimanere uguale. Dovrebbe semplicemente dipendere dalle caratteristiche muscolari di ciascuno quale frequenza di pedalata adottare in salita. Cosa che fino ad un certo punto è sicuramente vera.
Lo scalatore puro, ovvero quello che ama i frequenti cambi di pendenza e le pendenze dure, dovrebbe avere caratteristiche muscolari che gli dovrebbero far privilegiare l'agilità o comunque sopportare molto meglio di altri, e quindi farci la differenza, i cambi di ritmo di pedalata.
Ora però, da anni si vedono fior di cronoman e passisti da grandi velocità in pianura, girare rapporti agilissimi (uno su tutti Wiggins).
Una cosa che ho sempre notato, viceversa, è che, in barba all'equazione dell'inversa proporzionalità tra sviluppo del rapporto e frequenza di pedalata, in ogni caso, con condizioni di forma presso a poco identiche il tempo migliore alla lunga lo fai sempre con il dente in più piuttosto che con quello in meno, anche se in genere con sensazioni peggiori.
Un'altra cosa verissima però è che il rapporto lungo penalizza chi è in possesso di buone doti di fondo. Nel senso che tende ad esaurire prima e quindi a "normalizzare" le qualità di resistenza specie facendo varie salite una dopo l'altra. Viceversa, il rapporto agile queste doti di fondo sulle salite ripetute le esalta, chi è più fondista, tenendo un certo numero alto di pedalata, sulle "seconde" salite, si trova ancor più avvantaggiato nel suo recupero e resa.
E' ovvio che lo scalatore, quando attacca, deve indurire sensibilmente, anche perchè sul breve girare troppo velocemente i pedali per cambiare le velocità di netto gli costerebbe troppo in fatto di repentino aumento delle pulsazioni. Quindi è ovvio che di per se, per "fare la differenza" occorre il rapporto lungo.
Tuttavia il VERO problema della diatriba sulla vantaggiosità o meno dell'agilità è sulla azione lunga, ovvero su quale frequenza sia più conveniente DOPO lo scatto, o comunque sulla salita di 20-30-50 minuti fatta al massimo delle proprie capacità.
Ora, non c'è dubbio che nel ciclismo di oggi, gli scalatori più puri, esempio lampante Quintana, tendono invece ad andare con rapporto lungo anche sul ritmo, e i passisti invece li si vede quasi sempre sempre mulinare agilissimi. E' dunque solo questione di "scuola"?
PS: sulla questione dei Watt per chilo, non guarderei questo valore in assoluto per decidere della "disumanità" di una prestazione, quanto piuttosto quello del wattaggio complessivo. Oltre una certa non rara pendenza (a mio parere intorno al 9-10%) il peso in assoluto, anche se di solo muscolo, in una certa misura comincia a penalizzare in ogni caso. Per questo motivo il calcolo dei watt per chilo sarà anche utilissimo per stabilire il grado di forma e la prestatività di un atleta, ma tuttavia è il wattaggio complessivo necessario a fare una certa prestazione, influenzato dal peso dell'atleta, a costituire una certa discriminante riguardo alla "stranezza "di certe prestazioni. (per fare un esempio: un corridore di 80 chili per fare lo stesso tempo di Froome avrebbe avuto bisogno di -vado a spanne - oltre 500 watt medi o giù di lì. Fosse anche un culturistadalle gambe mostruose, tutto massa magra, la cosa non tornerebbe...perchè il peso, in ogni caso, in assoluto, su salite non facili penalizza). Per non contare il fatto che un atleta muscolarmente minuto può anche "trovare" tanti watt, anche sproporzionati rispetto al suo fisico: l'allenamento, specie quello "lungo", assottiglia i muscoli stessi senza "sgonfiarne" la potenza (e qui si griderebbe allo scandalo guardando al rapporto peso/potenza). Viceversa, difficilmente anche con massa muscolari imponenti si dovrebbero riuscire umanamente a superare certi wattaggi.