cycling decadence

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
Gianluca Avigo - bove

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cassius ha scritto: domenica 23 agosto 2020, 16:42 Articoli scientifici che testimoniano un declino delle performance atletiche generalizzato nei Paesi sviluppati:
https://bjsm.bmj.com/content/53/8/478.full
https://www.thieme-connect.com/products ... 006-924357
https://bjsm.bmj.com/content/44/4/263.short
https://bjsm.bmj.com/content/44/4/263.short
https://journals.humankinetics.com/view ... e-p364.xml
https://bjsm.bmj.com/content/44/13/968.short

Trend di riduzione dell'attività fisica ed aumento della sedentarietà:
https://journals.humankinetics.com/view ... e-p548.xml
https://www.nature.com/articles/0803448

No, non è solo "ai miei tempi"...
Esattamente. Condivido in pieno. Basta avere gli occhi per osservare.
Ovviamente fenomeni a parte. Quelli emergerebbero comunque. La media si è abbassata. Si pratica meno sport da giovanissimi e quando lo si fa, lo si fa con sufficienza. Parlo del nostro paese. All'estero non so.

In merito a discorsi che oggi si va più veloci e si è più resistenti, temo ci sia un errore alla base del ragionamento. Gli atleti "di alto livello" vanno più veloci e sono più resistenti perché supportati da scienza, medicina e tecnologia. Se invece parliamo della "base" oltre ad essere più stretta per la ragioni già dette è mediamente più semplice scarsa. Ai "miei tempi" non vedevi l'ora di fare educazione fisica o di uscire dopo la scuola a giocare a qualunque cosa. Oggi in classe di mia figlia ( medie ) quando c'è educazione fisica ci sono regolarmente 5/6 con la giustificazione dei genitori.
Evidentemente la prestazione fisica nella nostra società non è più considerata attraente. Oggi si sogna di diventare un Blogger, un influecer, uno youtuber. Non dico sia sbagliato, ma di sicuro lo sport agonistico per i ragazzini non ha più lo stesso fascino.
cassius
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Re: cycling decadence

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Gianluca Avigo - bove ha scritto: domenica 23 agosto 2020, 22:36 Ai "miei tempi" non vedevi l'ora di fare educazione fisica o di uscire dopo la scuola a giocare a qualunque cosa. Oggi in classe di mia figlia ( medie ) quando c'è educazione fisica ci sono regolarmente 5/6 con la giustificazione dei genitori.
Già quando andavo a scuola io c'era qualcuno con la giustificazione. Ma c'era anche un'attività cicloturistica promossa da alcuni professori, si andava in bici al sabato pomeriggio da marzo a giugno e poi l'ultima settimana di scuola, chi era a posto con verifiche interrogazioni e non aveva debiti poteva fare la mitica "cicloturistica". Nel 2000 abbiamo fatto Cuneo-Venezia, nel 2001 Cuneo - Arles. Oggi temo sia finita...troppe responsabilità (già allora).
Gianluca Avigo - bove ha scritto: domenica 23 agosto 2020, 22:36 Evidentemente la prestazione fisica nella nostra società non è più considerata attraente. Oggi si sogna di diventare un Blogger, un influecer, uno youtuber. Non dico sia sbagliato, ma di sicuro lo sport agonistico per i ragazzini non ha più lo stesso fascino.
Distinguiamo il puntare a diventare uno sportivo professionista (comprensibile che siano di meno i ragazzi che ci puntano...l'epoca attuale richiede più realismo) dalla pratica salutistica dello sport.
Per me possiamo pure non vincere i prossimi 10 giri d'Italia e i prossimi 30 tour, a me preoccupa vedere 30enni fisicamente derelitti perché da 15 anni non fanno attività fisica.
Gianluca Avigo - bove

Re: cycling decadence

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cassius ha scritto: domenica 23 agosto 2020, 23:28 Per me possiamo pure non vincere i prossimi 10 giri d'Italia e i prossimi 30 tour, a me preoccupa vedere 30enni fisicamente derelitti perché da 15 anni non fanno attività fisica.
Anche io, ma credo che l'una sia figlia dell'altra. Quando sei un ragazzino non puoi avere la maturità per pensare che lo sport fa bene. Mi sbaglierò ma Emulare un campione e sognare di diventarlo, rende il tutto più semplice. Ma pare non sia più così. O almeno non più come un tempo.
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chinaski89
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Re: cycling decadence

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Boh io vado in montagna da sempre e per porre un ditale di ottimismo in quest'oceano di disperazione :D non ho mai visto tanta gente in montagna come in questi ultimi anni. Vanno praticamente tutti e fanno anche roba tostarella. È attività fisica pure quella. Tra i più giovani soprattutto è praticamente una moda
O figliuolo il meglio d'altri tempi/non era che la nostra giovinezza
Gianluca Avigo - bove

Re: cycling decadence

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Molto meglio così. Evidentemente vivo in una zona di scansafatiche.
Ma per giovanissimi cosa intendi?
Io sto parlando di ragazzini/e di elementari e medie. Se uno comincia a fare sport a 18/20 anni Buon per lui, ma per l'agonismo è troppo tardi (salvo casi eccezionali ). Se non sbaglio il Topic fa riferimento alle prestazioni, quindi agonismo. Sul fatto che mediamente da adulti oggi si faccia molto più sport è corretto.
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jerrydrake
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Re: cycling decadence

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Gianluca Avigo - bove ha scritto: domenica 23 agosto 2020, 23:41
cassius ha scritto: domenica 23 agosto 2020, 23:28 Per me possiamo pure non vincere i prossimi 10 giri d'Italia e i prossimi 30 tour, a me preoccupa vedere 30enni fisicamente derelitti perché da 15 anni non fanno attività fisica.
Anche io, ma credo che l'una sia figlia dell'altra. Quando sei un ragazzino non puoi avere la maturità per pensare che lo sport fa bene. Mi sbaglierò ma Emulare un campione e sognare di diventarlo, rende il tutto più semplice. Ma pare non sia più così. O almeno non più come un tempo.
Purtroppo non è più così. Se chiedo nella mia palestra (di scherma) ai bambini/ragazzini chi è il campione preferito dello sport da loro praticato, non sanno dirmi un solo nome. Ma l'esempio più folle è quello di 2 anni fa: mondiali giovanili a Verona, poco più di un'ora di macchina dalla mia palestra. Tra i selezionati della squadra italiana un mio atleta con discrete prospettive di medaglia. Quanti bambini/ragazzini compagni di club a vederlo? Zero. Chi dovrebbero emulare a sto punto?
Gianluca Avigo - bove

Re: cycling decadence

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Appunto il giochino Si è interrotto non so quando come e perché
Krisper
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Re: cycling decadence

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Per fare il punto del 3d

Come ovvio che sia, la crisi del ciclismo è dovuta a molteplici ragioni ed in questo 3d ne sono venute fuori parecchie.
Provo a riassumerle.

-in bici vanno gli amatori adulti, non i ragazzi
-gli amatori spesso non seguono il ciclismo
-costi elevati per andare in bici
-mancanza di spazi per ciclismo sicuro (velodromi e bike park cittadini per ciclocross e off road)
-sicurezza delle strade e comprensibili paure dei genitori. Eccessiva velocità auto
-disinteresse dei giovani verso lo sport, specie se agonistico; sia nel praticarlo, sia nel guardarlo.
-crisi associazionismo, burocratizzazione e troppe responsabilità legali nell'organizzare gare ed eventi
-doping
-calo demografico
-mancanze della federazione nelle organizzazioni delle gare giovanili
-genitori e allenatori esaltati
-più concorrenza con altri sport rispetto al passato
-non ci sono più le mini olimpiadi di una volta (divertentissimo)
-narcisimo allontana da sport di fatica
-disinteresse per motorino e patente nei giovani
-scarso spirito emulativo per scarso audience in tv del ciclismo
-racconto ciclismo non ha appeal sui giovani
-mancanza di politiche per giovani e sport, esempio islandese
-educazione fisica a scuola e giustificazini
-furti delle bici
-ciclabili e pseudociclabili
-calcio decadence
-ed il grande e controverso tema dell'indebolimento fisico delle nuove generazioni, articolato in molti modi

Messa così, il futuro del ciclismo dipende più dal futuro della società che da se stesso.
Ci si deve arrendere?

Sopra alla domanda "che fare?" mettiamo una pietra sopra?

Suggerimento per admin:
Alcuni spunti di sopra sarebbero temi interessanti (s.m.) da dedicargli una puntata di smartcycling con Martinello e Cassani.
Ovviamente nella speranza che Martinello diventi presidente dell'FCI.
Oppure invitare Cipollini e dire che la colpa della crisi del ciclismo è solo di Cassani :muro:

P.S.
post che mi ha fatto più ridere

"Se c'erano i telefoni quando ero piccolo andavo in carcere...."
(Maino della spinetta)
:crazy:
valeva anche per me :hammer:
Ultima modifica di Krisper il lunedì 24 agosto 2020, 18:10, modificato 1 volta in totale.
La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
Bomby
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Re: cycling decadence

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Secondo me i due ambiti <pratica del ciclismo agonistico> e <pubblico che guarda il ciclismo in TV> sono due aspetti che hanno punti di contatto, ma che sono abbastanza distinti.

Il discorso è molto lungo e complesso, e molti aspetti del primo sono stati sviscerati qui. La situazione è comunque incoraggiante perchè la pratica del ciclismo sta vivendo un vero e proprio momento d'oro tra i MAMIL (Middle Aged Men In Lycra): ci sono altri ambiti in cui non c'è manco questo, e l'età media degli interessati pian piano avanza senza avere ricambi. Magari questi faranno da traino anche tra i loro figli, chissà mai. Sarà un processo lento, nel caso.
Altro discorso è il seguito del ciclismo in TV: bisogna cercare di agganciare i suddetti MAMIL... Potrebbe non essere facile, ma vale la pena provarci.
Gianluca Avigo - bove

Re: cycling decadence

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Krisper ha scritto: lunedì 24 agosto 2020, 17:28 Per fare il punto del 3d

Come ovvio che sia, la crisi del ciclismo è dovuta a molteplici ragioni ed in questo 3d ne sono venute fuori parecchie.
Provo a riassumerle.

-in bici vanno gli amatori adulti, non i ragazzi
-gli amatori spesso non seguono il ciclismo
-costi elevati per andare in bici
-mancanza di spazi per ciclismo sicuro (velodromi e bike park cittadini per ciclocross e off road)
-sicurezza delle strade e comprensibili paure dei genitori. Eccessiva velocità auto
-disinteresse dei giovani verso lo sport, specie se agonistico; sia nel praticarlo, sia nel guardarlo.
-crisi associazionismo, burocratizzazione e troppe responsabilità legali nell'organizzare gare ed eventi
-doping
-calo demografico
-mancanze della federazione nelle organizzazioni delle gare giovanili
-genitori e allenatori esaltati
-più concorrenza con altri sport rispetto al passato
-non ci sono più le mini olimpiadi di una volta (divertentissimo)
-narcisimo allontana da sport di fatica
-disinteresse per motorino e patente nei giovani
-scarso spirito emulativo per scarso audience in tv del ciclismo
-racconto ciclismo non ha appeal sui giovani
-mancanza di politiche per giovani e sport, esempio islandese
-educazione fisica a scuola e giustificazini
-furti delle bici
-ciclabili e pseudociclabili
-calcio decadence
-ed il grande e controverso tema dell'indebolimento fisico delle nuove generazioni, articolato in molti modi

Messa così, il futuro del ciclismo dipende più dal futuro della società che da se stesso.
Ci si deve arrendere?

Sopra alla domanda "che fare?" mettiamo una pietra sopra?

Suggerimento per admin:
Alcuni spunti di sopra sarebbero temi interessanti (s.m.) da dedicargli una puntata di smartcycling con Martinello e Cassani.
Ovviamente nella speranza che Martinello diventi presidente dell'FCI.
Oppure invitare Cipollini e dire che la colpa della crisi del ciclismo è solo di Cassani :muro:

P.S.
post che mi ha fatto più ridere

"Se c'erano i telefoni quando ero piccolo andavo in carcere...."
(Maino della spinetta)
:crazy:
valeva anche per me :hammer:
Dimentichi la sintesi di tutto questo.
Rendere il CICLOCROSS (praticato o venerato) OBBLIGATORIO PER DECRETO. :hammer:
herbie
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Re: cycling decadence

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cassius ha scritto: domenica 23 agosto 2020, 23:28
Gianluca Avigo - bove ha scritto: domenica 23 agosto 2020, 22:36 Ai "miei tempi" non vedevi l'ora di fare educazione fisica o di uscire dopo la scuola a giocare a qualunque cosa. Oggi in classe di mia figlia ( medie ) quando c'è educazione fisica ci sono regolarmente 5/6 con la giustificazione dei genitori.
Già quando andavo a scuola io c'era qualcuno con la giustificazione. Ma c'era anche un'attività cicloturistica promossa da alcuni professori, si andava in bici al sabato pomeriggio da marzo a giugno e poi l'ultima settimana di scuola, chi era a posto con verifiche interrogazioni e non aveva debiti poteva fare la mitica "cicloturistica". Nel 2000 abbiamo fatto Cuneo-Venezia, nel 2001 Cuneo - Arles. Oggi temo sia finita...troppe responsabilità (già allora).
io conosco un insegnante (ma non credo fosse di educazione fisica), padre di mia cognata, di Borgo San Dalmazzo, che faceva questo. Per cui posso assolutamente confermare.
Tuttavia di questa cosa interessantissima dalle nostre parti non c'è traccia a memoria d'uomo.
Avrei pagato di tasca mia per trasferirmi in quella scuola.
Ma il fatto è che allora c'era un interesse per la libertà di movimento e per il viaggio che oggi non vedo assolutamente più. Si tratta proprio di un interesse alla scoperta libera di nuovi orizzonti, non conosciuti, in totale apertura rispetto a ciò che può ad-venire. Un gusto per l'accadere delle cose, e una specie molto singolare di passione per la geografia.

PS: io però debiti di vario genere ne ho sempre avuti con compagni e soprattutto compagne, mi sarebbe sembrato ingiusto che non mi facessero partecipare per questo motivo.
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chinaski89
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Re: cycling decadence

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Gianluca Avigo - bove ha scritto: lunedì 24 agosto 2020, 7:37 Molto meglio così. Evidentemente vivo in una zona di scansafatiche.
Ma per giovanissimi cosa intendi?
Io sto parlando di ragazzini/e di elementari e medie. Se uno comincia a fare sport a 18/20 anni Buon per lui, ma per l'agonismo è troppo tardi (salvo casi eccezionali ). Se non sbaglio il Topic fa riferimento alle prestazioni, quindi agonismo. Sul fatto che mediamente da adulti oggi si faccia molto più sport è corretto.
Boh 15-18enni. Poi si non c'entra con l'agonismo ma questo, la palestra che è super di moda e ci va chiunque, quello che vedo intorno a me non mi pare così coincidente con la visione che leggo qui di generazioni dai muscoli flaccidi e imbolsite che non si muovono mai nemmeno per fare la patente o andare a gnocca. Leggo persino che non c'è più interesse per i viaggi, a me pare che viaggino più i giovani di oggi che quelli di ieri.

Molte cose scritte qui sono interessanti e sicuramente spiegano alcune tendenze, ma direi che si sta un po' esagerando col classico "non ci sono più i giovani e i bei tempi di una volta" in voga da 5000 anni o giù di lì
O figliuolo il meglio d'altri tempi/non era che la nostra giovinezza
Gianluca Avigo - bove

Re: cycling decadence

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chinaski89 ha scritto: martedì 25 agosto 2020, 11:58
Gianluca Avigo - bove ha scritto: lunedì 24 agosto 2020, 7:37 Molto meglio così. Evidentemente vivo in una zona di scansafatiche.
Ma per giovanissimi cosa intendi?
Io sto parlando di ragazzini/e di elementari e medie. Se uno comincia a fare sport a 18/20 anni Buon per lui, ma per l'agonismo è troppo tardi (salvo casi eccezionali ). Se non sbaglio il Topic fa riferimento alle prestazioni, quindi agonismo. Sul fatto che mediamente da adulti oggi si faccia molto più sport è corretto.
Boh 15-18enni. Poi si non c'entra con l'agonismo ma questo, la palestra che è super di moda e ci va chiunque, quello che vedo intorno a me non mi pare così coincidente con la visione che leggo qui di generazioni dai muscoli flaccidi e imbolsite che non si muovono mai nemmeno per fare la patente o andare a gnocca. Leggo persino che non c'è più interesse per i viaggi, a me pare che viaggino più i giovani di oggi che quelli di ieri.

Molte cose scritte qui sono interessanti e sicuramente spiegano alcune tendenze, ma direi che si sta un po' esagerando col classico "non ci sono più i giovani e i bei tempi di una volta" in voga da 5000 anni o giù di lì
Ognuno ovviamente percepisce e valuta in base alla propria realtà e al contesto in cui vive. C'è però un dato incontrovertibile Per quanto mi riguarda. Nella provincia di Lodi e nell'area del Sud Milano, come dicevo ai miei tempi Quindi circa 30 anni fa, c'erano contate male 15/20 squadre. oggi ce ne sono 2, E fanno una fatica mostruosa.
Winter
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Re: cycling decadence

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chinaski89 ha scritto: martedì 25 agosto 2020, 11:58
Gianluca Avigo - bove ha scritto: lunedì 24 agosto 2020, 7:37 Molto meglio così. Evidentemente vivo in una zona di scansafatiche.
Ma per giovanissimi cosa intendi?
Io sto parlando di ragazzini/e di elementari e medie. Se uno comincia a fare sport a 18/20 anni Buon per lui, ma per l'agonismo è troppo tardi (salvo casi eccezionali ). Se non sbaglio il Topic fa riferimento alle prestazioni, quindi agonismo. Sul fatto che mediamente da adulti oggi si faccia molto più sport è corretto.
Boh 15-18enni. Poi si non c'entra con l'agonismo ma questo, la palestra che è super di moda e ci va chiunque, quello che vedo intorno a me non mi pare così coincidente con la visione che leggo qui di generazioni dai muscoli flaccidi e imbolsite che non si muovono mai nemmeno per fare la patente o andare a gnocca. Leggo persino che non c'è più interesse per i viaggi, a me pare che viaggino più i giovani di oggi che quelli di ieri.
Non so..
Opinione opposta alla tua. .
Tantissimi ragazzi sovrappeso
Di fatti il tasso di obesità giovanile dagli anni settanta a oggi.. è triplicato

https://www.google.com/amp/s/www.ednh.n ... -alti/amp/
Krisper
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Re: cycling decadence

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chinaski89 ha scritto: martedì 25 agosto 2020, 11:58
Gianluca Avigo - bove ha scritto: lunedì 24 agosto 2020, 7:37 Molto meglio così. Evidentemente vivo in una zona di scansafatiche.
Ma per giovanissimi cosa intendi?
Io sto parlando di ragazzini/e di elementari e medie. Se uno comincia a fare sport a 18/20 anni Buon per lui, ma per l'agonismo è troppo tardi (salvo casi eccezionali ). Se non sbaglio il Topic fa riferimento alle prestazioni, quindi agonismo. Sul fatto che mediamente da adulti oggi si faccia molto più sport è corretto.
Boh 15-18enni. Poi si non c'entra con l'agonismo ma questo, la palestra che è super di moda e ci va chiunque, quello che vedo intorno a me non mi pare così coincidente con la visione che leggo qui di generazioni dai muscoli flaccidi e imbolsite che non si muovono mai nemmeno per fare la patente o andare a gnocca. Leggo persino che non c'è più interesse per i viaggi, a me pare che viaggino più i giovani di oggi che quelli di ieri.

Molte cose scritte qui sono interessanti e sicuramente spiegano alcune tendenze, ma direi che si sta un po' esagerando col classico "non ci sono più i giovani e i bei tempi di una volta" in voga da 5000 anni o giù di lì

Non credo che sia un discorso "non ci sono più i giovani e i bei tempi di una volta".
Ma semplicemente un'analisi di un fenomeno che è scientificamente provato.
Faccio notare che sono sono stati linkati più articoli scientifici in questo senso, nessuno in senso opposto!

Con la crisi del ciclismo tutto questo c'entra, ma fino ad un certo punto.

Nella società di oggi c'è scarsa empatia con questo sport.
Non siamo ancora ai livelli dell'ippica come decadenza, ma è necessario cambiare la rotta in fretta.
La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Admin »

Discussione molto interessante la cui lettura solo ora ho avuto modo di completare.

Secondo me la situazione è disperata ma non seria. Ovvero lo sport professionistico (declinazione contemporanea dell'agonismo sportivo) è una tracciante luminosa nell'empireo della storia umana, e probabilmente nemmeno delle più persistenti. È iniziato (120-150 anni fa a spanne), finirà. Gli umani troveranno altri modi per divertirsi. Del resto saranno ben durate qualche secolo le lotte tra schiavi e leoni nelle arene dell'antichità, prima di finire? Magari lo sport per come l'abbiamo conosciuto durerà anche meno.

In che misura tutto ciò tange noi, che ci troviamo nella fase storica in cui il declino dello sport si intravvede o forse in alcuni casi proprio si tocca con mano? Nella misura in cui ci lasciamo angosciare da quello che sarà. Se invece ci concentriamo sull'oggi, ci godiamo il Tour de France in corso e pazienza se fra 30 anni non verrà più disputato, ci penseremo fra 30 anni. E in quel momento non sarà più così importante (come invece ci pare oggi) che il TDF si faccia o no.

In realtà non credo che fra 30 anni il Tour non verrà più disputato, ma di fatto lo sport professionistico è diventato a mio modo di vedere uno strumento perfetto del capitalismo, uno sfogatoio, in tutto e per tutto il circenses dei nostri tempi. E i circenses gli antichi romani li guardavano, mica li "disputavano" in prima persona. Per cui, e chiudo il cerchio, lo sport di vertice, strumentale al sistema economico, proseguirà, e sparirà via via tutto quello di base, troppo oneroso da sostenere e non immediatamente utile a mantenere la pace sociale. Cambieranno magari le modalità di reclutamento degli sportivi, ma qualcuno che vada a disputare una Barcellona-Bayern o una Parigi-Roubaix ci sarà ancora, e noi lo seguiremo da casa (o interagendo in vari modi, che poi potrebbe essere la modalità di fruizione dello sport nel futuro prossimissimo).

Provando a schematizzare.
Altroieri: lo sport per come lo intendiamo noi non esiste (mica sarà sport quel grandguignol delle Olimpiadi antiche!).
Ieri: lo sport idealizzato, delle prestazioni crescenti, della piramide di praticanti che presuppone una selezione da cui emergono i migliori che vanno alle Olimpiadi moderne.
Oggi: lo sport spettacolo, in cui le prestazioni possono essere meno importanti delle competizioni, e in cui la sperequazione economica porta a un arricchimento spropositato del vertice e un impoverimento della base, in via di desertificazione.
Domani: lo sport interattivo, in cui la competizione coinvolge tutti, chiamati a misurarsi a distanza in una parcellizzazione in cui chiunque partecipa (senza aver bisogno di avere le leve di Bolt o la mano di Jordan) e in cui il motore economico è garantito - per chi gestisce il giochino - comunque dalle quote che pagherà chi vorrà partecipare, oltre che dai proventi derivanti dai diritti di riproduzione e trasmissione. [Questa è solo un'ipotesi tra tante].

Si può fermare tutto ciò? No, ma non mi importa, non è rilevante, non è un problema attuale, e quando sarà un problema attuale non sarà più un mio problema (o perché sarò morto o perché lo sport, tramite successivi impercettibili spostamenti semantici, sarà diventato completamente qualcos'altro).

PS: che le prestazioni fisiche delle persone siano in calo è una possibilità evidente e non la nego, in questa tranche de vie le cose stanno probabilmente andando proprio così. Ma al contempo dovremmo fare i confronti con le prestazioni mentali. Se ragioniamo "di specie", a noi serve adattarci sempre all'ambiente circostante, alla vita per com'è in quel determinato momento. Se in questo momento stiamo sviluppando il livello prestazionale mentale in misura che copra (abbondantemente direi, con avanzo) il deperimento del livello prestazionale fisico, stiamo con tutta probabilità continuando ad adattarci meglio che possiamo all'ambiente (fisico e sociale) e alle sue esigenze.
Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Krisper
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Re: cycling decadence

Messaggio da leggere da Krisper »

Admin ha scritto: lunedì 31 agosto 2020, 3:46 Discussione molto interessante la cui lettura solo ora ho avuto modo di completare.

Secondo me la situazione è disperata ma non seria. Ovvero lo sport professionistico (declinazione contemporanea dell'agonismo sportivo) è una tracciante luminosa nell'empireo della storia umana, e probabilmente nemmeno delle più persistenti. È iniziato (120-150 anni fa a spanne), finirà. Gli umani troveranno altri modi per divertirsi. Del resto saranno ben durate qualche secolo le lotte tra schiavi e leoni nelle arene dell'antichità, prima di finire? Magari lo sport per come l'abbiamo conosciuto durerà anche meno.

In che misura tutto ciò tange noi, che ci troviamo nella fase storica in cui il declino dello sport si intravvede o forse in alcuni casi proprio si tocca con mano? Nella misura in cui ci lasciamo angosciare da quello che sarà. Se invece ci concentriamo sull'oggi, ci godiamo il Tour de France in corso e pazienza se fra 30 anni non verrà più disputato, ci penseremo fra 30 anni. E in quel momento non sarà più così importante (come invece ci pare oggi) che il TDF si faccia o no.

In realtà non credo che fra 30 anni il Tour non verrà più disputato, ma di fatto lo sport professionistico è diventato a mio modo di vedere uno strumento perfetto del capitalismo, uno sfogatoio, in tutto e per tutto il circenses dei nostri tempi. E i circenses gli antichi romani li guardavano, mica li "disputavano" in prima persona. Per cui, e chiudo il cerchio, lo sport di vertice, strumentale al sistema economico, proseguirà, e sparirà via via tutto quello di base, troppo oneroso da sostenere e non immediatamente utile a mantenere la pace sociale. Cambieranno magari le modalità di reclutamento degli sportivi, ma qualcuno che vada a disputare una Barcellona-Bayern o una Parigi-Roubaix ci sarà ancora, e noi lo seguiremo da casa (o interagendo in vari modi, che poi potrebbe essere la modalità di fruizione dello sport nel futuro prossimissimo).

Provando a schematizzare.
Altroieri: lo sport per come lo intendiamo noi non esiste (mica sarà sport quel grandguignol delle Olimpiadi antiche!).
Ieri: lo sport idealizzato, delle prestazioni crescenti, della piramide di praticanti che presuppone una selezione da cui emergono i migliori che vanno alle Olimpiadi moderne.
Oggi: lo sport spettacolo, in cui le prestazioni possono essere meno importanti delle competizioni, e in cui la sperequazione economica porta a un arricchimento spropositato del vertice e un impoverimento della base, in via di desertificazione.
Domani: lo sport interattivo, in cui la competizione coinvolge tutti, chiamati a misurarsi a distanza in una parcellizzazione in cui chiunque partecipa (senza aver bisogno di avere le leve di Bolt o la mano di Jordan) e in cui il motore economico è garantito - per chi gestisce il giochino - comunque dalle quote che pagherà chi vorrà partecipare, oltre che dai proventi derivanti dai diritti di riproduzione e trasmissione. [Questa è solo un'ipotesi tra tante].

Si può fermare tutto ciò? No, ma non mi importa, non è rilevante, non è un problema attuale, e quando sarà un problema attuale non sarà più un mio problema (o perché sarò morto o perché lo sport, tramite successivi impercettibili spostamenti semantici, sarà diventato completamente qualcos'altro).

PS: che le prestazioni fisiche delle persone siano in calo è una possibilità evidente e non la nego, in questa tranche de vie le cose stanno probabilmente andando proprio così. Ma al contempo dovremmo fare i confronti con le prestazioni mentali. Se ragioniamo "di specie", a noi serve adattarci sempre all'ambiente circostante, alla vita per com'è in quel determinato momento. Se in questo momento stiamo sviluppando il livello prestazionale mentale in misura che copra (abbondantemente direi, con avanzo) il deperimento del livello prestazionale fisico, stiamo con tutta probabilità continuando ad adattarci meglio che possiamo all'ambiente (fisico e sociale) e alle sue esigenze.
Concordo sulla visione storica e transitoria dello sport.
Però con una visione meno distopica :uhm:

Sulle prestazioni mentali ed adattamento all'ambiente

Stiamo vivendo un'era geologica particolare, l'Antropocene.
L'essere umano non solo si adatta all'ambiente ma è anche l'ambiente ad adattarsi a noi, modificato da noi.
Un rapporto bidirezionale che responsabilizza l'uomo e ridiscute i confini tra artificiale e naturale.
Per ambiente intendo in termini macroambientali, appunto di era geologica.
In sintesi l'adattamento ambientale non è più solo un processo naturale. Con tutto quello che ne consegue in termini etici.

Non so se ho capito bene, ma non confonderei la mente con il progresso tecnologico.
Forse dal punto di vista cognitivo le nostre prestazioni sono in calo. Pensiamo alla memoria, ad esempio.
Deleghiamo troppo alla macchina?
Comunque è difficilmente dimostrabile, troppi fattori che incidono sul fenomeno, istruzione di massa, ect.
A naso direi che la mente dell'uomo di oggi funziona come quella del suo antenato homo sapiens.

Tra 30 anni spero di poter ancora guardare le corse in bici e Rebelin correrà ancora :unzunz:
La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
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