Antonio Scurati "Il figlio del secolo" (Romanzo) XIX
A Firenze i Fasci di combattimento sono poca cosa, ma quel 10 ottobre 1919 all'adunata si aspetta l'arrivo del di Benito Mussolini; ecco che arriva, con al seguito il capo dei futuristi, Filippo Tommaso Marinetti e Ferruccio Vecchi. nella sala si leva un singolare grido generale di esultanza, una delle tante invenzioni di D'Annunzio adottate dai fascisti: "Viva il nostro Duce! Per Benito Mussolini eja, eja, eja alalà!"
Il fondatore dei Fasci appare stanco e il motivo, lo spiega, è che è appena rientrato da Fiume (applausi scroscianti) e racconta di aver eluso il blocco governativo volando ad altissima quota, di essere arrestato al ritorno dai carabinieri a Udine, di aver ripreso il volo, dopo un colloquio con il generale Badoglio, ed ora è lì, sul palco di questo piccolo teatro in via dei Cimatori, con la tuta da aviatore.
In effetti, nel colloquio con Badoglio, Mussolini si era detto favorevole a un compromesso, lasciando intendere che lo stesso D'Annunzio avrebbe potuto accettare soluzioni diverse da quella dell'annessione.
Ma i fascisti nella sala del Teatro Olimpia sono ipnotizzati da quelle macchie di grasso sulla tuta e quindi non si accorgono che l'oratore parla a vuota e l'unica cosa che dice è che i fascisti non hanno idee precostituite, la nostra sola dottrina è il fatto. (nota mia, per quel poco che so, a me fa venire in mente i Grullini e il Fatto quotidiano
)
Dopo di lui parla Marinetti e chiede nientemeno che lo "svaticanamento dell'Italia" ed altre cose futuriste, ma con lui l'assemblea non è più politica.
All'ora dell'aperitivo, al caffè Gambrinus, Benito è a un tavolo esterno e nella via adiacente scoppia un tafferuglio con gli operai che tornano dal lavoro. Dopo il banchetto, c'è un'altra fermata, questa volta al Caffè Paszkowski e nuovi tumulti; un'anarchica riesce ad avvicinare il tavolo e gli lancia una manciata di monetine.
La mattina dell'undici ottobre lascia Firenze, di fatto scacciato dal popolo e parte in auto, diretto a casa in Romagna; dopo Faenza, la macchina, lanciata a tutta velocità, si schianta contro le sbarre abbassate di un passaggio a livello. Potremmo essere a una svolta della storia, ma Mussolini ne esce incolume e racconterà a se stesso e agli altri che l'odio dei nemici gli è servito da talismano.