La seduta della Camera dell'otto dicembre, ultima della XXVII legislatura e dunque di un Parlamento eletto (e non nominato) si è conclusa senza nemmeno una protesta, neppure un piccolo gesto simbolico; è scivolata via come ordinaria amministrazione. Eppure Mussolini ha parlato chiaro, quando ha proclamato che nella nuova camera ci saranno solo fascisti, regolarmente iscritti al Partito. Ai posteri il compito ingrato di interrogare la sconfinata proclività della specie umana alla sottomissione.

Per fare un bilancio del trionfale 1928, occorre dar conto di qualche piccola noia: il re non ha gradito la riforma costituzionale, ma di questo Benito non si preoccupa; poi c'è la delusione di Edmondo Rossoni, il leader dei sindacati fascisti, improvvisamente silurato quando Mussolini ha deciso di frazionare la Confederazione in sei parti e con ciò rendendo i capi di ognuna irrilevanti. Ma in dittatura, anche Rossoni deve saperlo, uno solo comanda! Infine qualcuno protesta per soppressione della libertà di stampa, ma il duce risponde che quello italiano è il giornalismo più libero del mondo, perché serve una causa e un regime, invece di ridursi al compito gramo della compravendita di notizie eccitanti.
Lasciamo queste inezie e pensiamo al futuro; per questo motivo Mussolini ha assunto l'interim del ministero delle colonie, settimo dicastero diretto personalmente, perché l'Africa e l'impero sono l'unica scena che meriti attenzione, in un'epoca che si presenta piena di ... destino.
