Trullo ha scritto: ↑lunedì 27 ottobre 2025, 19:14
Allora
Nel 91 si pensava che tutti quei chilometri a cronometro proponessero un duello Bugno-Lemond. Indurain non se lo filava nessuno (e nemmeno Chiappucci a dire il vero)
Inurain era, nonostante altezza e peso, un grandissimo scalatore. La tappa di Sestriere 1992 lo dimostra, nonostante la fuga di Chiappucci e la lieve crisi sull'ultima salita riusci a chiudere terzo, dando la paga a Bugno, Hampsten e tutti gli altri favoriti (tranne appunto Chiappucci e "il ciociaro Vona" come lo chiamava De Zan)
Chiappucci non era uno scalatore puro, era si forte in salita ma piu che altro era un ottimo discesista, un grande tattico e aveva doti di resistenza e fondo fuori dal comune (lo dimostra anche il modo in cui ha vinto la Sanremo).
Con meno chilometri a cronometro, ovviamente sarebbe cambiato tutto, magari Indurain avrebbe vinto lo stesso ma in modo meno scontato, ovviamente non ha senso immaginare gli organizzatori che dicono "mettiamo tante cronometro se no rischiamo che vinca un italiano" se non altro perche c'erano anche francesi che avrebbero beneficiato da una corsa con poche cronometro (Mottet, Leblanc e Virenque per esempio)
Concordo in pieno con tutto quanto hai scritto.
L'affermazione "mettevano cosi tanti km a crono per non far vincere il Tour a un italiano" , non si può sentire.
Capisco che a furia di ascoltare Beppe Conti che ripete questa emerita caxxata, uno possa assuefarsi e cominciare a crederci, ma la realtà di quegli anni fu ben diversa.
Innanzitutto le crono lunghe, favorivano pure Bugno, che al Giro 1990 fece delle prove contro il tempo favolose.
Quindi non si capisce in che modo gli organizzatori del Tour pensavano di mettergli i bastoni tra le ruote.
In secondo luogo, come giustamente hai fatto notare tu, alla vigilia del Tour 1991 i favoriti erano Lemond e, appunto, Bugno.
Indurain non se lo cacava nessuno, indi anche qui non si capisce chi e che cosa (secondo la Contiana teoria) avrebbero dovuto disegnargli il Tour su misura, per far perdere gli italiani.
Semplicemente quei Tour tra il 1991 e il 1995 erano i diretti discendenti di quelli di fine anni 80: non è che stravolsero lo stile di percorso con un obiettivo ben preciso.
In un contesto del genere, un corridore come Indurain che in salita andava comunque fortissimo, non ha mai avuto bisogno di forzare chissà quanto per stare dietro a chi lo attaccava, e ha sempre gestito il vantaggio in pantofole o quasi.
Le classifiche dei tempi senza crono di quei Tour, lasciano un pó il tempo che trovano, perché non tengono conto del fatto che Indurain avrebbe molto probabilmente corso in altro modo.
Tra l'altro, questa bizzarra teoria del Beppe Nazionale, è smontata completamente dai Giri d'Italia del 1992 e 1993, quando lo spagnolo arrivó a fine Giro con la corsa già in tasca nella prima occasione, nonostante una sola crono da 38 km a Sansepolcro nel 1992 (quella di Milano da 65 km era all'ultima tappa, a Giro già vinto) e con un netto vantaggio su Chiappucci nel 1993 prima della crono (atipica) di Sestriere, nonostante un prologo da 9 km+ la crono da 28 di Senigallia.
Solo Ugrumov lo mise in difficoltà.
In quei Giri 1992 e 1993, in cui comunque c'erano salie dure come Monviso, Giau, Alpe segletta e Fedaia, Indurain dai corridori italiani non perse manco un secondo, nonostante pochissimi km a crono fino alle tappe finali.